Di Fabio Caravello
Un manipolo di calciatori ha salutato la Serie A in
quest’ultima giornata di campionato, di seguito in quest’articolo vogliamo
omaggiarne qualcuno:
Christian
Abbiati classe 77’ : 15 anni in totale al Milan in due parentesi, dal
98’ al 2005 e dal 2008 al 2016. E’ il Monza
a lanciarlo tra i professionisti nel 1994, un anno in prestito al Borgosesia e
poi di nuovo al Monza divenendo il primo portiere dall’undicesima giornata in
poi.
Stesso
destino quando passa al Milan nel 1998: in un Milan Perugia del 17 Gennaio 1999
viene fatto entrare al 92° minuto di gioco per rimediare all’espulsione di
Sebastiano Rossi, non uscirà più e il suo contributo sarà fondamentale per la
conquista del sedicesimo scudetto rossonero.
Tre anni in
giro per l’Italia e in Europa tra il 2005 e il 2008 con le parentesi di un anno
in Juventus, Torino Atletico Madrid, poi di nuovo Milan per altri 8 anni prima
di chiudere la carriera da riserva di un giovanissimo e promettentissimo
Donnarumma che lo ha abbracciato commosso dopo il fischio finale dell’ultima
giornata di campionato.
Gianpaolo
Bellini classe 80’ : Non devi necessariamente chiamarti Gigi Riva o Francesco Totti per
diventare una bandiera. Gianpaolo Bellini ne è un esempio eloquente, 36 anni di
età e 30 con la maglia dell’Atalanta, da quando ne aveva sei e cominciò a
dare i primi calci al pallone coi pulcini.
Nella
stagione 1998-99 l’allenatore della primavera bergamasca Vavassori viene
promosso in prima squadra dopo gli ottimi risultati conseguiti e allora decide
di portare con se un gruppetto di ragazzi del vivaio tra i quali Gianpaolo
Bellini che quella maglia numero sei non la toglierà più.
Nell’ultima
apparizione casalinga i tifosi della dea l’hanno salutato con una coerografia
da brividi: tantissimi cartoncini nerazzurri col numero sei a colorare gli
spalti, lui ha ringraziato tutti realizzando il gol del pareggio finale su
calcio di rigore.
Non serve
vincere uno scudetto per diventare una bandiera, Gianpaolo Bellini docet.
Luca
Toni classe 77’ : L’immagine che prima di ogni altra associamo a Luca
Toni è sicuramente l’esultanza di quel
30 Giugno 2006: Italia-Ucraina 3-0, sua la doppietta che ci porta in
semifinale, due gol pesantissimi anche perché l’Italia quel mondiale lo
vincerà.
Al titolo di
capocannoniere conquistato con la Fiorentina aggiunge dunque anche quello di
campione del mondo e dopo un’altra stagione coi viola decide di lasciare la
Serie A per tentare l’avventura in Germania,al Bayern Monaco, Toni-Ribery: un
tandem che nessuno vorrebbe mai trovarsi contro.
Al primo
anno in Bundesliga realizza 24 reti ed è subito capocannoniere anche in
Germania, discreto bottino anche il secondo anno, 14 reti in 25 partite, poi un
infortunio lo blocca per tutto il
pre-campionato successivo minandone la stagione.
A Gennaio
del 2010 torna in Italia, alla Roma, durante il mercato di riparazione da lì in
poi comincia un valzer senza fine: Genoa, Juventus, Fiorentina e addirittura
una parentesi all’Al-Nasr.
Sembra ormai
sulla via del tramonto quando a 36 anni, nel 2013, arriva la chiamata
dell’Hellas Verona neopromossa in Serie A: realizza 20 reti che regalano ali
scaligeri una salvezza insperata ad inizio stagione, o meglio, sfiorano
l’Europa collezionando 54 punti.
La stagione
successiva Toni zittisce anche i più scettici, con 22 reti diventa il
capocannoniere più anziano della storia: 38 anni e non sentirli.
Ecco, meglio
fermarci qui e dimenticare l’ultima stagione, almeno fino al cucchiaio nella
sua ultima apparizione contro la Juventus: è l’8 Maggio del 2016, Luca Toni
saluta così e il pubblico ringrazia dagli spalti.
Antonio
Di Natale classe 77’ : Nato a Napoli nel 1977, appena ha l’età giusta
per dare due calci al pallone, come tutti i suoi coetanei lo fa ispirandosi a
mito dell’espoca, rimasto tale ancora oggi, soprattutto per i partenopei: Diego
Armando Maradona.
Quando Totò
(così lo chiamano gli amici) ha 10 anni e gioca per le strade di Napoli, è il
1987 e il pibe de oro incanta la città del
Vesuvio conquistando il suo primo scudetto mentre l’anno precedente ha
già incantato il mondo con la sua
Argentina ai mondiali di Messico 86’.
Di Natale
lascia Napoli precocemente, ha solo 13 anni quando si trasferisce in Toscana
per giocare nelle giovanili dell’Empoli, vi resterà fino al 2004, ad esclusione
di qualche prestito tra il 1997 e il 1999. Ha 27 anni Totò Di Natale nel 2004
quando approda all’Udinese, potrebbe sembrare un semplice step ma così non
sarà; ad Udine scriverà un pezzo di storia, un bel pezzo di storia.
12 anni, 191
reti in 385 partite giocate e due titoli di capocannoniere trovano riscontro in
un’affermazione dello storico presidente
Giampaolo Pozzo: “Di Natale è stato il
più forte giocatore che ha vestito la maglia dell’Udinese, il suo stile è un
inno alla bellezza del calcio”, come dargli torto?
Miroslav
Klose classe 78’ : Tanto, troppo da dire anche sul capocannoniere di
tutti i tempi nella storia dei mondiali di calcio ma come ci ha ricordato nell’ultima
giornata al momento di calciare il rigore contro la Fiorentina, esistono delle gerarchie
ed esistono anche in Frammenti di Calcio, ce ne parlerà in un approfondimento
specifico la nostra Beatrice Fiaschi quindi, non vi resta che aspettare…
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