Di
Fabio Caravello
“Vola, sotto
la curva vola, la curva s’innamora, tedesco vola!”… L’eco del suo coro rimbomba
ancora nella testa di Rudi e nel cuore di quei romanisti all’epoca poco più che
ragazzi.
Gli anni
passano, le emozioni si fondono nell’anima creando legami inestricabili,
proprio come quello di Rudi con la Roma: cinque anni intensi, bellissimi,
incancellabili.
Il
protagonista si chiama Rudolf, detto Rudi, e già molti avranno capito di chi si
tratta; basta poi aggiungere che è tedesco, biondo, col baffo anni 80’ e
nessuno avrà più titubanze: Rudi Voller.
Nel 1960
quando la Germania è ancora divisa tra est ed ovest, ad Hanau piccolo comune
della Germania Ovest nasce Rudolf, detto Rudi: semplicemente Voller.
Un giovane Voller a inizio carriera con i Kickers Offenbach |
Ha solo sedici anni quando i Kickers
Offenbach (club che allora milita nella serie b tedesca) decidono di
ingaggiarlo, il biondino ha talento e così a soli venti anni un altro
trasferimento incombe, stavolta è il Monaco 1860 ad assicurarsi le sue
prestazioni consentendogli di siglare le prime nove reti in Bundesliga che non
eviteranno però la retrocessione in seconda divisione. Ancora un anno al Monaco
1860, giusto il tempo di laurearsi capocannoniere della serie b tedesca con 37
reti nella stagione 1981-82 per poi approdare stabilmente in Bundesliga,
stavolta con la casacca del Werder Brema. E’ proprio con i biancoverdi che il
ricciolino si consacra bomber di razza, i suoi numeri impressionano dapprima la
Germania, poi il mondo intero: in cinque stagioni segna 97 reti in 137 partite,
una media incredibile che si avvicina quasi al gol a partita e gli consente di
aggiudicarsi un titolo di capocannoniere nella stagione 1982-83.
Rudi Voller capocannoniere della stagione 82-83 con il Werder Brema |
Nel 1987,
nel pieno della sua maturità calcistica, Rudi Voller compie il passo più
importante sia dal punto di vista professionale che umano, lasciando la patria
amica per quella che in quegli anni è la patria del calcio per antonomasia:
l’Italia. L’allora presidente della Roma, Dino Viola, su consiglio di Sven
Goran Eriksson, decide di acquistarlo per 5,5 miliardi delle vecchie lire,
anche se all’inizio non tutto va per il verso giusto.
Il primo
anno di Voller non rispecchia le aspettative dei tifosi, complici anche una
serie di infortuni, raccoglie a fine stagione il magro bottino di 21 presenze e
3 sole reti.
In un
ambiente impanziente come quello romano le voci che lo associano ad una bufala
di mercato sono sempre più insistenti, tanto che lui vorrebbe tornarsene in
Germania ma il presidente Dino Viola lo convince a restare nella capitale per
dimostrare il suo vero valore.
Rudi Voller e il presidente Dino Viola nel giorno della presentazione |
La seconda
stagione inizialmente sembra ripartire con le stesse incertezze fino al 31
Dicembre 1988, giorno in cui si gioca Roma-Napoli e in cui Voller a tre minuti
dalla fine, sblocca la partita realizzando il gol decisivo dell’1-0 finale: da
lì in poi non si fermerà più. Con la Roma vincerà una Coppa Italia nella
stagione 1990-91, segnando 45 reti in 142 partite, inutile dirlo la più
importante è quella del 18 Marzo 1990 quando nel derby di ritorno contro la
Lazio al Flaminio, mette a segno il gol vittoria corroborando in maniera
definitiva il suo posto nel cuore dei tifosi giallorossi. E’ un Rudi
internazionale ormai e nell’estate del 1990, conquista il trofeo più importante
della sua carriera laureandosi campione del mondo ai mondiali di Italia 90 con
la sua nazionale, la Germania Ovest, battendo in finale l’Argentina di
Maradona: è l’8 Luglio del 1990 e la partita si gioca proprio nel suo stadio,
l’Olimpico di Roma.
Rudi Voller e la Coppa del mondo vinta nel 1990 |
Tre anni
dopo Voller, in un’Olympique Marsiglia di marziani, alzerà al cielo anche una Coppa
dei Campioni, contro un Milan di altrettanti marziani, eppure il tempo sembra
essersi fermato a Roma, con un’altra maglia quei ricci e quei baffi biondi non
fanno lo stesso effetto. Terminerà la carriera al Bayer Leverkusen per poi
intraprendere quella di allenatore, rischiando nel 2002 di ripetersi quando
alla guida della nazionale tedesca raggiunge la finale mondiale, deve però
inchinarsi al Brasile o meglio, al fenomeno Ronaldo che liquida la pratica con
una doppietta.
Nel 2004 un
fugace remake a Roma, dove resiste solo quattro partite alla guida dei
giallorossi prima di dare le dimissioni, non è più la sua Roma, i riccioli e i
baffi sono diventati bianchi, ma quel coro: “vola tedesco vola…” lo porta
ancora nel cuore perché come dirà qualche anno dopo: “una volta che giochi
nella Roma, fai per sempre il tifo per la Roma”.
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